Il rischio biologico rappresenta uno dei principali pericoli per la salute e la sicurezza dei lavoratori in tutti quei settori esposti a microorganismi potenzialmente pericolosi come batteri, virus, funghi e parassiti. Tra le aziende più vulnerabili a questi agenti, in grado di causare infezioni, allergie e intossicazioni, troviamo quelle sanitarie, agricole, alimentari ed ovviamente i laboratori di ricerca. Quali sono le misure da adottare per ridurre al minimo il rischio biologico sul posto di lavoro? Nelle prossime righe osserveremo da vicino cosa dice la normativa in merito soffermandoci sulle varie precauzioni da adottare in azienda. Che cos’è il rischio biologico? Il decreto legislativo 81/08 definisce il rischio biologico come il pericolo indotto da un’esposizione prolungata ad agenti biologici, ovvero i già citati virus, batteri, funghi e parassiti. La normativa classifica gli agenti biologici in 4 gruppi principali: gruppo 1: la presenza dell’agente ha poche probabilità di causare malattie ai lavoratori; gruppo 2: l’agente può contagiare il lavoratore, ma ha poche probabilità di espandersi al di fuori dal contesto lavorativo; gruppo 3: l’agente può contagiare il lavoratore ed estendersi all’esterno dell’azienda provocando infezioni anche nella comunità. Tuttavia, sono disponibili efficaci misure profilattiche e terapeutiche; gruppo 4: l’agente può causare malattie gravi tra i lavoratori ed espandersi con la stessa pericolosità anche tra i membri della comunità. In questo caso non sono disponibili misure profilattiche e terapeutiche sufficientemente efficaci. Guardando alla nostra storia recente, il Covid è classificabile come rischio biologico del gruppo 4, terribilmente difficile da combattere e con conseguenze gravissime sull’intera popolazione mondiale. Come avviene la valutazione del rischio biologico in azienda? La gestione del rischio biologico in azienda è regolata da specifiche normative sia a livello nazionale che internazionale. Come già osservato, il Decreto Legislativo 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro) rappresenta in Italia il principale riferimento normativo. A livello europeo il testo di legge mirato alla tutela dei lavoratori dai pericoli batteriologici è la Direttiva 2000/54/CE. In linea generale le varie normative impongono ai datori di lavoro di: effettuare una valutazione specifica dei rischi legati agli agenti biologici; adottare misure di prevenzione e protezione adeguate; fornire una formazione e un’informazione adeguata ai lavoratori; garantire una sorveglianza sanitaria continua; L’importanza del lavoro di equipe La valutazione del rischio biologico richiede un’analisi approfondita delle attività lavorative, delle possibili esposizioni e delle caratteristiche degli agenti presenti. La buona riuscita della valutazione dipende molto dalla buona collaborazione delle figure preposte alla sorveglianza sanitaria: il lavoro di equipe tra datore di lavoro, medico competente e RSPP è determinante per garantire un ambiente di lavoro salubre e protetto da potenziali pericoli biologici. Il primo step per una corretta valutazione del rischio biologico è la classificazione degli agenti presenti secondo i gruppi di pericolosità elencati nel paragrafo precedente. Una volta definiti, si passa all’esame delle mansioni svolte dai lavoratori per identificare le eventuali situazioni in cui potrebbero entrare in contatto con superfici contaminate o manipolare materiali infetti. Infine, si applicheranno dei modelli di valutazione e per stabilire il livello di rischio biologico presente in azienda. Gli obblighi del datore di lavoro Il datore di lavoro dovrà attuare tutte quelle misure di prevenzione e protezione utili a limitare il rischio biologico nei vari reparti aziendali. Per riuscire in tale intento è importante implementare pratiche di lavoro sicure come la limitazione dell’accesso alle aree a rischio, la rotazione dei compiti per ridurre l’esposizione prolungata e la definizione di procedure operative standard. Al tempo stesso i lavoratori dovranno essere equipaggiati di tutti i dispositivi di protezione individuale (DPI) necessari: maschere, guanti, camici e occhiali protettivi scelti in base alla specificità del rischio. Tutte le attività lavorative devono essere svolte seguendo rigorosi protocolli di pulizia e disinfezione delle superfici e degli ambienti di lavoro, come ad esempio la regolare sanificazione delle attrezzature e degli strumenti di lavoro. Inoltre, è necessario implementare sistemi di ventilazione adeguati, cappe aspiranti e altre attrezzature di sicurezza per ridurre la concentrazione di agenti biologici nell’aria. L’importanza della formazione Tra gli obblighi del datore di lavoro c’è anche quello di garantire ai propri dipendenti un’adeguata formazione in materia di sicurezza sul lavoro. Nelle aziende esposte ad agenti batteriologici i corsi dedicati al rischio biologico possono essere determinanti: coprono argomenti come l’identificazione degli agenti biologici, le misure di prevenzione e protezione, l’uso corretto dei DPI e le procedure di emergenza. I lavoratori devono essere costantemente aggiornati sulla tematica e sulle normative in merito, anche attraverso la diffusione di opuscoli e comunicazioni illustranti le pratiche di sicurezza. Altrettanto importanti sono le simulazioni di emergenze biologiche per preparare i lavoratori a rispondere in modo efficace in caso di incidenti. Controlli periodici per ridurre il rischio biologico sul lavoro Il monitoraggio continuo e la sorveglianza sanitaria permettono di identificare tempestivamente eventuali problemi di salute e adottare le misure necessarie per proteggere i dipendenti. Tra le attività da effettuare c’è il campionamento regolare dell’aria e delle superficie per rilevare eventuali contaminazioni. Contemporaneamente, i lavoratori dovranno essere esposti ad esami medici periodici, utilissimi ad individuare precocemente segni di infezioni o altre patologie correlate. Il datore di lavoro, infine, deve aggiornare costantemente il registro degli esposti, nel quale sono indicati i lavoratori addetti ad attività comportanti uso di agenti del gruppo 3 o 4, ovvero quelli esposti ai pericoli biologici più gravi. Una valutazione dettagliata del rischio, l’adozione di misure preventive e protettive, una formazione continua e un efficace sistema di monitoraggio costituiscono la chiave per creare un ambiente di lavoro sicuro: un risultato ottenibile solo grazie ad una collaborazione proficua tra datore di lavoro, dipendenti e tutte le figure preposte alla sorveglianza sanitaria.