Ipoacusia da rumore: una delle malattie professionali più diffuse

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Ipoacusia significa letteralmente “sentire meno”. La perdita progressiva dell’udito rappresenta una delle malattie professionali più comuni nei settori industriali. In base ai dati pubblicati dall’Inail è la causa invalidante più comune nel campo dell’edilizia: gli infortuni legati all’ipoacusia da rumore superano addirittura il 23% del totale.

Quindi, che cosa è necessario fare negli ambienti di lavoro per ridurre gli effetti della patologia. Nelle prossime righe andremo ad esaminare le modalità di sviluppo della malattia ed indagheremo sulle strategie di prevenzione più efficaci.

Che cos’è l’ipoacusia da rumore?

L’ipoacusia da rumore è una malattia professionale che colpisce l’udito – come facilmente immaginabile – a causa dell’esposizione prolungata a livelli elevati di rumore. Come già accennato, la perdita uditiva è particolarmente comune tra i lavoratori di settori industriali, dove l’uso di macchinari pesanti e la presenza di decibel elevati rappresentano una costante. Gli ambienti di lavoro ad alto rischio includono il mondo dell’edilizia, della metallurgia e della manifattura.

Purtroppo, va sottolineato come l’ipoacusia professionale venga spesso sottovalutata dai lavoratori stessi. Prima di correre ai ripari, si attende di raggiungere uno stadio avanzato della patologia, quando ormai la qualità della vita professionale e personale è irreversibilmente compromessa. Nonostante le normative esistenti, ancora oggi in molti contesti aziendali non vengono adottate misure di sicurezza adeguate nei confronti dei rumori eccessivi.

Come si sviluppa l’ipoacusia professionale?

La causa principale dell’ipoacusia da rumore è l’esposizione continua a suoni intensi, tipicamente sopra i 75 dB(A), in grado di provocare sul lungo periodo danni irreversibili all’orecchio interno. Il danno all’udito è provocato essenzialmente dall’intensità del rumore e dalla durata dell’esposizione.

Infatti, anche la prossimità casuale a rumori molto forti, come quelli prodotti da detonazioni o motori a reazione, possono determinare gravi conseguenze per l’apparato uditivo del lavoratore. I danni vengono suddivisi in due categorie principali: trauma acustico acuto e trauma acustico cronico

Il primo è caratterizzato da un’esposizione improvvisa a un rumore estremamente intenso, che può causare una perdita uditiva immediata e spesso irreversibile. Il trauma acustico cronico, invece, si sviluppa nel tempo a causa del contatto prolungato con rumori di intensità elevata. 

In questo caso la perdita dell’udito si sviluppa attraverso un processo graduale e cumulativo. Le cellule ciliate della coclea vengono sottoposte continuamente ad uno stress, soprannominato “fatica uditiva”, la quale, se prolungata nel tempo, può condurre alla distruzione delle cellule stesse. 

La progressione dell’ipoacusia da rumore può essere suddivisa in diversi momenti:

  • prima fase: si manifestano sintomi come acufeni (ronzii) e sensazione di orecchio pieno, spesso accompagnati da cefalea e stanchezza al termine della giornata lavorativa. I disturbi tendono a diminuire con l’adattamento dell’orecchio al rumore;
  • seconda fase: il danno uditivo aumenta, ma il paziente non ha ancora la consapevolezza della degenerazione della patologia. In questa fase il peggioramento dell’ipoacusia è rilevabile solo tramite un test audiometrico;
  • terza fase: la perdita uditiva si aggrava e diventa sempre più limitante per il lavoratore, il quale inizia a non sentire più suoni di bassa intensità o alte frequenze;
  • quarta fase: il deficit raggiunge il suo stadio peggiore. Si aggiungono sintomi come il recruitment, un fenomeno in cui piccoli aumenti di intensità sonora vengono percepiti eccessivamente forti e fastidiosi. Acufeni persistenti e vertigini possono complicare ulteriormente il quadro clinico.

Come viene diagnostica la perdita dell’udito?

La diagnosi di ipoacusia da rumore è possibile grazie ad un esame audiometrico, che consente di valutare il grado e la tipologia della perdita uditiva. Il tracciato audiometrico caratteristico della malattia professionale presenta una caduta a cucchiaio intorno ai 4000 Hz, ovvero intorno a questa frequenza il paziente percepisce con molta difficoltà i suoni.

Tutto ciò è un chiaro sintomo di un danno cocleare. L’esame audiometrico è importante per distinguere questa forma di sordità da altre condizioni, come la presbiacusia (perdita uditiva legata all’invecchiamento), la quale presenta un tracciato diverso e tende a colpire le frequenze più basse senza la risalita tipica alle alte frequenze. 

Come sono regolati i rumori nei luoghi di lavoro?

Il Decreto Legislativo 277/1991 rappresenta il principale quadro normativo italiano per la prevenzione dell’ipoacusia da rumore. Il testo di legge impone ai datori di lavoro l’obbligo di misurare i livelli sonori negli ambienti e di mantenere un registro delle esposizioni dei lavoratori.

La valutazione del rumore viene effettuata attraverso misurazioni ambientali con fonometri finalizzati al rilevamento del livello di pressione acustica espressa in decibel. Per tutti quei contesti aziendali in cui le frequenze superano gli 85 decibel, la normativa impone l’utilizzo obbligatorio di tappi auricolari e cuffie antirumore. Inoltre, sono previsti controlli medici periodici per monitorare la salute uditiva dei lavoratori e intervenire tempestivamente in caso di insorgenza di ipoacusia.

La frequenza delle visite mediche varia in base al livello di esposizione al rumore. Per i lavoratori esposti a livelli sonori superiori a 90 dB(A), le visite devono avvenire almeno una volta all’anno, mentre per esposizioni comprese tra 85 e 90 dB(A), gli esami possono essere effettuati con cadenza biennale. Durante queste visite, oltre all’esame audiometrico, il medico competente valuta anche la sensibilità acustica individuale e la presenza di eventuali effetti extrauditivi, come acufeni persistenti o vertigini.

In caso di rilevazione di ipoacusia, il medico può decidere di intensificare la frequenza dei controlli e, se necessario, consigliare modifiche all’ambiente di lavoro o alle mansioni svolte dal lavoratore per ridurre al minimo lo svolgimento delle attività in ambienti troppo rumorosi.

La prevenzione dell’ipoacusia professionale passa anche dall’adozione di tutta una serie di misure sicurezza. Il datore di lavoro, in collaborazione con le altre figure preposte alla sorveglianza sanitaria, ha l’obbligo di ridurre i rischi al minimo. Dopo la consueta redazione del Documento di Valutazione Rischi (DVR)

 è necessario procedere con interventi tecnici come l’installazione di barriere acustiche e pannelli fonoassorbenti. Al tempo stesso è di vitale importanza organizzare i turni lavorativi facendo ruotare i dipendenti e limitando la loro esposizione prolungata a fonti di rumore.