Una delle eredità principali del tanto triste quanto difficile periodo pandemico è indubbiamente lo smart working. Il cosiddetto “lavoro agile” sta in un certo senso rivoluzionando le dinamiche aziendali portando in dote ai lavoratori tutta una serie di benefici. Tuttavia, i vantaggi non finiscono qui: ha mai pensato a quanto questa modalità lavorativa abbia influito positivamente anche sull’ecosistema e sulla riduzione dell’inquinamento atmosferico? Il binomio “smart working ambiente” funziona molto bene. Alcuni recenti studi hanno dimostrato come le emissioni di gas serra si possano notevolmente ridurre estendendo sempre più le modalità di lavoro da remoto. Nelle prossime righe entreremo nel dettaglio di queste ricerche e quantificheremo quanto lo smart working faccia oggettivamente bene al nostro febbricitante pianeta. I responsabili dell’inquinamento in Italia Prima di osservare da vicino gli effetti dello smart working sull’ambiente proviamo a fornire una panoramica generale dei livelli di inquinamento atmosferico in Italia. In base alle ricerche dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) le emissioni di gas serra nel nostro Paese si attestano a circa 418 milioni di tonnellate di CO2. Negli ultimi dieci anni abbiamo tagliato all’incirca 20 milioni di tonnellate di emissioni. Tuttavia, è ancora troppo poco per raggiungere quella neutralità climatica prospettata dall’Unione Europea nel 2050. Andando avanti di questo passo riusciremmo a raggiungerla tra circa 200 anni! La situazione internazionale non agevola certamente il miglioramento. La riduzione dell’importazione del gas russo ha costretto l’Italia a riprendere in considerazione anche il carbone come fonte di energia. Al tempo stesso non sfruttiamo ancora abbastanza le fonti rinnovabili. La gran parte dei gas serra è causata dai trasporti (26%), i settori della produzione di energia (23%), riscaldamento delle abitazioni (18%) e l’industria manifatturiera (13%). La maggior parte delle emissioni legate ai trasporti proviene dai mezzi su gomma. Tra questi le automobili private sono le principali responsabili del rilascio di sostanze nocive nell’atmosfera. In Italia esistono 666 veicoli ogni 1000 abitanti, i quali la rendono il secondo paese europeo con il più alto tasso di motorizzazione (prima di noi solo il Lussemburgo). Lo smart working riduce la necessità di spostamenti e di conseguenza l’utilizzo dei propri veicoli. Quindi, quale potrebbe essere l’effetto dell’estensione del lavoro agile sull’ambiente? I benefici dello smart working sull’ambiente A rispondere a questa domanda ci ha pensato uno studio dell’ENEA, l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie. I ricercatori hanno analizzati i comportamenti di alcuni dipendenti della Pubblica Amministrazione delle città di Torino, Bologna, Trento e Roma. In questi contesti gli impiegati pubblici operano due giorni a settimana da remoto. Dall’analisi è emerso quanto l’effetto dello smart working sull’ambiente sia consistente: ogni lavoratore da remoto evita l’emissione diretta in atmosfera di circa 6 kg di CO2 e contemporaneamente risparmia 85 megajoule (MJ) di carburante. I benefici coinvolgono anche la riduzione pro-capite della produzione di ossidi di azoto, monossido di carbonio, PM2,5. Estendendo il ragionamento su un anno intero ogni lavoratore emetterebbe 600 chili in meno di anidride carbone ed eviterebbe di passare nel traffico circa 150 ore della propria vita. Al tempo stesso, effettuerebbe in media 3500 chilometri in meno dovuti agli spostamenti casa-lavoro risparmiando circa 250 litri di carburante. La maggior parte dei componenti del campione intervistato per questo studio ha affermato di muoversi quasi esclusivamente attraverso un mezzo privato. Proprio per tale motivo i benefici dello smart working potrebbero essere così importanti. Tuttavia, ben il 24,8% degli intervistati ha dichiarato che durante le giornate di lavoro agile preferisce optare per le proprie percorrenze extra-lavorative forme di mobilità più sostenibili, come ad esempio la bicicletta, i mezzi pubblici o semplicemente camminare a piedi. Smart working e ambiente: un risparmio per tutti Ampliando lo sguardo aldilà delle emissioni nocive ci possiamo facilmente rendere conto di quanto la coppia “smart working ambiente” comporta tutta una serie di vantaggi per il lavoratore, per le aziende e per la comunità in generale. In che modo? Partiamo proprio dalle imprese. Il primo falso mito da sfatare è quello che accomuna il lavoro agile ad una minore produttività: è esattamente il contrario. Infatti, se ben strutturato ed organizzato, lo smart working si può trasformare in un vero e proprio volano per la produttività. Il lavoratore da remoto si sente maggiormente responsabilizzato ed ha l’opportunità di organizzarsi i tempi di lavoro a seconda dei momenti in cui è in grado di offrire migliori prestazioni. Il lavoro da remoto rappresenta per l’azienda anche un risparmio in termini di costi, in quanto rende possibile la diminuzione degli spazi fisici necessari e delle postazioni fisse, che verranno utilizzate a rotazione dai dipendenti. Più tempo libero, più benessere per i lavoratori Dal punto di vista dei lavoratori lo smart working migliora il work life balance, ovvero il giusto equilibrio tra attività lavorativa e vita privata. L’impatto positivo del lavoro agile metti al sicuro i dipendenti dallo stress da lavoro correlato, dal rischio di burnout e da altre patologie simili. Il benessere legato allo smart working si riflette, come già sottolineato nel paragrafo precedente, sulla produttività: i dipendenti si percepiscono valorizzati e sono stimolati a dare il meglio di sé nello svolgimento delle proprie mansioni. Infine, tornando al binomio “smart working ambiente” va evidenziato un altro aspetto. Il lavoro da casa porta in qualche modo a vivere maggiormente le aree in cui si risiede. Capita così, che i classici quartieri dormitorio possano trasformarsi in nuovi luoghi di socialità, capaci di generare un rinnovamento delle aree periferiche e una maggiore coesione delle comunità che le popolano.