Il mondo del lavoro ha subito importanti mutamenti nel corso degli ultimi decenni. I contratti sono cambiati e con essi anche i modelli organizzativi all’interno delle aziende. Purtroppo, in certi casi alcune tutele sono state sacrificate sull’altare della produttività con conseguenze negative per le condizioni dei lavoratori. Tra queste va indubbiamente citata la crescita del cosiddetto stress lavoro-correlato. Una recente indagine dimostra che circa 3 lavoratori su 10 soffrono di tale disturbo, che rientra a pieno nella categoria delle malattie professionali. Per tale motivo è necessario non sottovalutarlo e soprattutto contemplare in ogni ambiente lavorativo una strategia preventiva ben definita, che preveda la massima collaborazione tra lavoratori, datori di lavoro e tutte le altre figure preposte alla sorveglianza sanitaria, come ad esempio il medico competente. Che cos’è lo stress da lavoro correlato? La definizione di stress lavoro-correlato sottolinea la presenza di una disarmonia tra le richieste provenienti dal contesto lavorativo e le capacità individuali del lavoratore di affrontarle. Semplificando, ritmi di lavoro estenuanti, richieste troppo complesse, pressioni troppo accentuate e anche ambienti di lavori insalubri possono creare uno stato di tensione che nel lungo periodo potrebbe incidere negativamente sulla salute psicofisica del lavoratore. Descrivere in maniera univoca i rischi dello stress da lavoro correlato non è un’impresa facile. Infatti, ciò che per un individuo può trasformarsi in una fonte di stress o ansia, può non esserlo per un altro. Nonostante la complessità e la soggettività del disturbo, le cause vanno ricercate generalmente in: fattori organizzativi e di gestione: tra gli aspetti che contribuiscono all’insorgere dello stress da lavoro correlato si annoverano stili di leadership inefficaci, mancanza di chiarezza nei ruoli, decisioni manageriali non partecipative e mancanza di riconoscimento e ricompensa; condizioni di lavoro: questa fattispecie fa riferimento ad orari di lavoro prolungati o irregolari, ritmi di lavoro intensi e la mancanza del giusto equilibrio tra vita lavorativa e personale; ambiente di lavoro: un contesto caratterizzato da troppo rumore, cattiva illuminazione e rischi per la sicurezza fisica si connota tra le possibili cause della malattia professionale; fattori psicosociali: in questo caso entrano in gioco comportamenti e dinamiche interpersonali. Le più comuni sono il mobbing, atteggiamenti discriminatori e la messa in pratica di forme di isolamento professionale. Quali sono i rischi dello stress da lavoro correlato? La valutazione dei rischi dello stress da lavoro correlato passa dall’analisi di diversi tipi di indicatori. Questi possono essere fisici e manifestarsi sotto forma di disturbi del sonno, problemi gastrointestinali, come ulcere e sindrome dell’intestino irritabile, oppure dermatologici, come eczemi e psoriasi. Nelle situazioni peggiori le conseguenze possono estendersi all’apparato cardiovascolare, con la comparsa di ipertensione e palpitazioni. I sintomi dello stress lavoro-correlato si sviluppano in particolar modo a livello psicologico. Chi soffre questa condizione convive con stati di ansia e depressione frequenti. Il proprio livello di autostima scende sensibilmente, così come accresce la difficoltà di concentrazione ed una permanente sensazione di sovraccarico. Tutte queste forme di disagio appena elencate possono riflettersi sull’adozione di comportamenti malsani. Lo stress causato dall’ambiente di lavoro può spingere ad un maggior consumo di alcolici e sostanze stupefacenti ed al tempo stesso verso forme di ritiro che si concretizzano nell’isolamento dai propri colleghi e – aspetto ancor più grave – dai momenti di socializzazione extra-lavorativi. Qual è la differenza tra stress da lavoro correlato e burnout? Il burnout può essere considerato l’esito finale di una condizione di stress lavoro-correlato prolungata o cronica. Si tratta di una condizione di esaurimento fisico, emotivo e mentale. Va oltre il normale affaticamento e si caratterizza per una perdita di interesse e motivazione per il lavoro: in un certo senso potrebbe essere definito come l’arrivo ad una vera e propria fase di alienazione. Che cosa dice il “Testo unico sulla Sicurezza del Lavoro”? Il D. Lgs 81/2008, ovvero il “Testo unico sulla Sicurezza del Lavoro” include lo stress lavoro-correlato tra i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori in azienda. Secondo il testo di legge ogni impresa ha il dovere di identificare, analizzare e gestire i fattori di stress presenti nei propri ambienti lavorativi attraverso un approccio sistematico e documentato. La valutazione dei rischi da stress lavoro-correlato deve essere realizzata dal datore di lavoro coinvolgendo i lavoratori stessi. Il titolare dell’azienda deve documentare il processo di analisi e aggiornarlo regolarmente, in particolar modo in seguito a cambiamenti significativi nell’organizzazione del lavoro. Gli strumenti per valutare i livelli di stress da lavoro correlato Nella fase di valutazione dei rischi legati allo stress da lavoro correlato, il datore di lavoro si attiene alle indicazioni fornite dal metodo INAIL, il quale si basa sull’utilizzo dei seguenti strumenti: analisi dei dati aziendali: tassi di assenteismo, turnover e report di incidenti possono fornire indicazioni indirette sulla presenza e sulla gravità dello stress lavoro-correlato all’interno dell’organizzazione. questionari e sondaggi: vengono utilizzati per raccogliere direttamente le percezioni dei lavoratori sulla qualità dell’ambiente di lavoro e sui potenziali rischi legati ad esso. Qualora queste attività appena elencate non portino a risultati soddisfacenti si approfondirà l’analisi del contesto lavorativo attraverso interviste e focus group. Queste, infatti, offrono la possibilità di esplorare in maniera accurata le esperienze dei lavoratori, consentendo di cogliere sfumature che i questionari standardizzati potrebbero non rivelare. Una volta effettuata accuratamente la valutazione dei rischi, è necessario adottare misure per eliminare i pericoli legati allo stress lavoro-correlato, e laddove non sia possibile, è doveroso ridurre al minimo il suo impatto. Le azioni intraprese per migliorare la qualità del contesto lavorativo possono concretizzarsi in una riorganizzazione del lavoro, in programmi di supporto psicosociale ed in corsi di formazione per i lavoratori. L’importanza della prevenzione In materia di salute e sicurezza sul lavoro, la prevenzione assume un ruolo fondamentale. Come prevenire allora i rischi da stress lavoro-correlato? Il primo aspetto da prendere in considerazione è la riorganizzazione del lavoro stesso. La revisione delle dinamiche lavorative deve essere finalizzata ad una riduzione dei carichi eccessivi ed ad un miglioramento dell’autonomia dei lavoratori. Anche la presenza di una varietà di mansioni, in grado di non appiattire e rendere ripetitiva la giornata lavorativa, può contribuire a ridurre i livelli di stress. La riorganizzazione deve soprattutto tenere in considerazione il work life balance, ovvero la salvaguardia del giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita personale. I lavoratori non possono e non devono vivere la propria attività come qualcosa di totalizzante, bensì devono essere in grado di ritagliare del tempo e dello spazio da dedica alla cura di se stessi e della propria famiglia. Tra le strategie di prevenzione più efficaci c’è anche il miglioramento delle comunicazioni tra datore di lavoro ed i dipendenti. L’impostazione di canali di comunicazione aperti e trasparenti aiuta a ridurre l’incertezza ed i malintesi. Inoltre, la promozione del dialogo crea un maggiore legame empatico tra supervisori e dipendenti, incentivando questi ultimi a fornire senza alcun tipo di remore feedback sulle condizioni lavorative e su come potrebbero essere migliorate. Infine, è importante la presenza in ogni realtà aziendale di uno psicologo del lavoro, capace di fornire il sostegno necessario per affrontare particolari condizioni di stress. La prevenzione conviene alle aziende e alla società L’applicazione di una buona strategia preventiva comporta tutta una serie di vantaggi per i lavoratori, per l’azienda e per la comunità stessa. Partendo dal punto di vista dell’impresa una riduzione dello stress lavoro correlato determina un importante diminuzione dei casi di assenteismo e del turnover lavorativo, ovvero la sostituzione dei dipendenti “compromessi” dai livelli di stress con nuovo personale. L’inserimento di nuovi lavoratori e la loro formazione si traduce ovviamente in ulteriori costi per l’impresa. A tutto ciò si aggiungono gli eventuali costi derivanti da possibili contenziosi legati alle questioni di salute e sicurezza appena citate. Uscendo dal perimetro aziendale, gli effetti dello stress da lavoro correlato influiscono sulla società e sul sistema sanitario. In che modo? Da un lato, la malattia professionale compromette la qualità della vita dei dipendenti sia dal punto di vista sanitario, con lo sviluppo delle patologie viste in precedenza, sia da quello sociale, a causa dell’insorgere di situazioni di isolamento e tensioni familiari. La crescente domanda di cure mediche mette irrimediabilmente sotto pressione l’intero sistema sanitario facendo ricadere i costi sulla collettività.