Il Testo unico sulla Sicurezza, ovvero il D. lgs 81/08, è solamente l’ultimo tassello di un lunghissimo percorso che affonda le sue radici nei secoli passati. Infatti, per comprendere le evoluzioni delle varie normative, che oggi tutelano la sicurezza dei lavoratori, è necessario andare a ritroso nel tempo fino ad arrivare alle origini della storia della sicurezza sul lavoro. A questo punto non ci resta che iniziare il viaggio partendo dalla domanda: «Quando è nata la medicina del lavoro?». Chi ha inventato la sicurezza sul lavoro? Individuare il padre della medicina del lavoro non è certamente un’operazione facile. Nel corso della storia della sicurezza sul lavoro sono presenti più protagonisti, i quali a fasi alterne si sono interessati al tema della tutela della salute negli ambienti di lavoro. Già Ippocrate, il maestro greco a cui si attribuisce l’istituzione della scienza medica, stimolava i propri alunni ad indagare sull’attività lavorativa dei pazienti per individuare una correlazione tra le patologie rilevate e le loro condizioni di vita. Per avere il primo trattato sulle malattie professionali bisogna però aspettare il XVI secolo. Nel 1556 il medico tedesco, Georg Bauer, più noto con il nome latino di Giorgio Agricola, scrive il “De Re Metallica”. Nelle sue pagine lo studioso, approfondendo temi di metallurgia e mineralogia, osserva l’emergere tra i minatori una malattia comune che colpisce i polmoni dei lavoratori. Dalle descrizioni presenti nel trattato la patologia è facilmente riconducibile alla silicosi. Già all’epoca Agricola consiglia ai minatori di proteggersi indossando mascherine di velo da apporre sul volto. Nello stesso periodo un altro studioso dal nome Paracelso pubblica il “De Morbis Matallicis seu Mineralibus”, nel quale continua a studiare le condizioni di salute dei minatori e anche quelle dei lavoratori delle fonderie, soffermandosi in particolar modo sugli effetti nocivi provocati dall’arsenico, dal piombo e dal mercurio. Quando è nata la medicina del lavoro? Per trovare la risposta più esaustiva al nostro quesito iniziale, dobbiamo fare un balzo in avanti di un paio di secoli e soffermarci sulla figura di Bernardo Ramazzini. Si tratta di un professore dell’Università di Medicina di Modena e Padova, che nel 1700 scrive il “De Morbis Artificum Diatriba”, il primo lavoro sulle malattie occupazionali. Ramazzini nel suo trattato associa ad ogni singolo mestiere alcune patologie correlate. La sua analisi si basa su uno studio approfondito dei fattori di rischio legati ad ogni mansione e alle sostanze utilizzate durante l’attività lavorativa. Per contrastare l’emergere delle malattie più note, elabora per ogni tipologia di ambiente lavorativo studiato una strategia terapeutica ed una serie di misure di prevenzione da adottare. In sostanza, il professore anticipa di circa 300 anni le basi della moderna medicina del lavoro introducendo nozioni di igiene industriale e tanto altro ancora. Proprio per tale motivo, Bernardo Ramazzini è considerato il papà della medicina del lavoro. La rivoluzione industriale “rivoluziona” la storia della sicurezza sul lavoro Il XIX secolo è contraddistinto dalla rivoluzione industriale, la quale segna il passaggio epocale dal lavoro artigianale a quello di fabbrica. Nei nuovi stabilimenti le condizioni di lavoro sono alquanto precarie e soprattutto non è prevista alcuna norma per tutelare i nuovi operai: si lavora per più di 12 ore al giorno in spazi piccoli e angusti, dove l’insorgere delle malattie professionali è all’ordine del giorno. Inoltre, la grande richiesta di manodopera coinvolge la società in maniera trasversale: per sopperire alla domanda in costante crescita entrano in fabbrica anche donne e bambini. Le immagini dei sobborghi industriali di tutta Europa ed il malcontento degli operai impongono il dovere sociale e morale di regolamentare in maniera più efficace il lavoro. In Italia nel 1883, dalla collaborazione tra il Ministero dell’Industria e diverse casse di risparmio e credito, nasce la prima assicurazione volontaria per i lavoratori che porterà alla creazione della Cassa Nazionale Infortuni (CNAIL). Con le leggi del 1898 e 1904 la cassa viene poi trasformata in un sistema di previdenza collettivo conosciuto tutt’oggi come INAIL. Ad inizio del ‘900 la medicina del lavoro diventa una branca ufficiale della scienza medica, soprattutto grazie all’instancabile lavoro di Luigi De Voto, medico che passò tutta la sua carriera a studiare le malattie professionali. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema De Voto fonda il primo periodico sulla medicina del lavoro chiamato “Il Lavoro” e organizza il primo “Congresso internazionale di Medicina del Lavoro”. Cosa c’era prima del D. Lgs 81/08? Il Novecento è indubbiamente il secolo più importane per la storia della sicurezza sul lavoro. È proprio in questo periodo che vengono emanati tutti quei decreti che condurranno nel 2008 alla creazione del Testo unico sulla Sicurezza. Prima di arrivare al D. Lgs 81/08 però c’è stato un lungo percorso normativo, a volte tortuoso e non sempre facile. Nel 1929 nasce la Società italiana di Medicina del Lavoro, la quale riuscì a far sostituire il medico di fabbrica (un comune medico che su richiesta dell’azienda svolgeva delle visite sui luoghi di lavoro) con una figura competente specializzata in malattie professionali. Le più importanti novità sulla sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori vengono introdotte nel secondo dopoguerra. A metà degli anni ’50 vengono promulgate alcune importanti norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro (D.P.R. 547/1955) e d’igiene del lavoro (D.P.R. 303/1956). I movimenti operai e sindacali degli anni ’70 contribuiscono poi a mettere sempre più al centro la tutela del lavoratore all’interno delle aziende. Non a caso, è proprio del 1970 l’emanazione dello Statuto dei Lavoratori. Anche la figura del medico in azienda lentamente si trasforma: da semplice consulente, come appunto poteva essere il già citato medico di fabbrica, diventa autonomo, indipendente e soprattutto capace di influire attraverso le sue valutazioni sulle scelte aziendali. Il D.lgs. 626/ 94, in accordo con le direttive europee, definisce infine gli obblighi del datore di lavoro e dei lavoratori. Inoltre, introduce nuove figure professionali, ovvero il medico competente, il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) ed il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS). La valutazione del rischio diventa così frutto di un’analisi aziendale a cui devono collaborare tutti gli attori appena citati. Quattordici anni dopo la legge 626 entra invece in vigore il D. Lgs 81/08, il quale accorpa e riunisce tutte le normative precedenti in un unico testo. Anch’esso nel corso degli ultimi anni è stato oggetto di diverse integrazioni (alcune recentissime): la storia della sicurezza sul lavoro è in costante evoluzione per raggiungere un orizzonte in cui il rischio di malattie professionali sia ridotto al minimo.