Elettrocardiogramma: cosa si vede e quando ricorrere all’ECG?

a cosa serve l’elettrocardiogramma

Little Tony nel suo cavallo di battaglia più celebre cantava “un cuore matto, matto da legare”. Purtroppo, nelle maggior parte dei casi non sono né le passioni amorose né le grandi emozioni a determinare le possibili variazioni dei nostri tracciati cardiaci. Le cause vanno ricercate in tutta una serie di patologie scovabili solo attraverso un esame tanto semplice quanto essenziale: l’elettrocardiogramma.

Nelle prossime righe andremo ad esaminare nel dettaglio il suo funzionamento e le varie anomalie che possono essere rilevate tramite un elettrocardiografo.

Che cos’è l’elettrocardiogramma ECG?

L’elettrocardiogramma (ECG) è un esame non invasivo che registra l’attività elettrica del cuore. Utilizzando elettrodi posizionati sul corpo, fornisce un grafico dettagliato della funzione cardiaca per valutare in maniera accurata la condizione cardiaca del paziente.

Si ricorre all’esame in presenza di diversi sintomi, come ad esempio dolore toracico, difficoltà respiratorie, palpitazioni o vertigini. Insomma, l’ECG è fondamentale per diagnosticare aritmie, infarto del miocardio e altre malattie cardiache. Al tempo stesso permette di monitorare l’effetto di trattamenti farmacologici nei soggetti che soffrono di patologie cardiologiche, così come verifica il corretto funzionamento di dispositivi, come ad esempio il pacemaker.

A cosa serve l’ECG?

L’elettrocardiogramma svolge un ruolo cruciale nella medicina cardiologica, offrendo una vasta gamma di informazioni diagnostiche e di monitoraggio. Utilizzato correttamente, l’ECG può rivelare dettagli preziosi sul funzionamento del cuore, aiutando a guidare il percorso di trattamento e di gestione di individui cardiopatici.

Come già accennavamo nelle righe precedenti, l’esame aiuta ad identificare e valutare le aritmie, ovvero tutte quelle condizioni in cui il cuore batte troppo velocemente, troppo lentamente o in modo irregolare. Queste anomalie nel ritmo cardiaco possono variare da lievi a potenzialmente pericolose per la vita: l’ECG fornisce in tempo reale una panoramica completa su queste irregolarità.

L’elettrocardiogramma è utile anche nella diagnosi di ischemia miocardica e infarto del miocardio, comunemente noto come “attacco di cuore”. Attraverso l’osservazione del tracciato ECG è possibile individuare le aree del cuore che non ricevono un adeguato apporto di sangue.

Tra le tante patologie rinvenibili attraverso l’ECG c’è anche la cardiomiopatia: si tratta di una condizione che colpisce il muscolo cardiaco, rendendo più difficile la sua attività di pompaggio. Il tracciato può mostrare segni di allargamento delle camere cardiache o di sovraccarico del cuore.

Inoltre, l’elettrocardiogramma è uno strumento diagnostico prezioso nelle situazioni di emergenza, nelle quali una rapida valutazione dello stato di salute del cuore può letteralmente salvare la vita del paziente. In tali contesti, un ECG è in grado di fornire rapidamente informazioni vitali, fondamentali per determinare in pochi minuti il trattamento da eseguire.

Come si legge un ECG?

La lettura di un ECG richiede competenze specifiche in cardiologia. Il tracciato si compone di diverse onde, ciascuna delle quali rappresenta una fase del ciclo cardiaco:

  • onda P: indica la depolarizzazione degli atri, ovvero la fase in cui gli atri si contraggono per spingere il sangue nei ventricoli. Una normale onda P suggerisce che gli impulsi elettrici stanno viaggiando correttamente attraverso gli atri;
  • complesso QRS: rappresenta la depolarizzazione dei ventricoli, quindi la fase in cui i ventricoli si contraggono per pompare il sangue verso i polmoni e il resto del corpo. Il complesso QRS di un paziente in salute è breve, in quanto un ventricolo funzionante si contrae piuttosto rapidamente;
  • Onda T: mostra la ripolarizzazione dei ventricoli, cioè il loro ritorno a uno stato di riposo dopo la contrazione. Un’onda T normale indica che i ventricoli si ripolarizzano in modo uniforme e ordinato;
  • Intervallo PR: parte dall’inizio dell’onda P e termina all’inizio del complesso QRS.  Rappresenta il tempo necessario per gli impulsi elettrici per viaggiare dagli atri ai ventricoli. Un intervallo PR prolungato può indicare un blocco atrioventricolare;
  • Segmento ST: collega il complesso QRS all’onda T. Un segmento ST elevato o depressivo può suggerire ischemia miocardica o infarto.

Interpretare un ECG richiede una comprensione dettagliata di questi elementi e la capacità di correlarli con la storia clinica e i sintomi del paziente. Proprio per tale motivo, la valutazione del tracciato può essere effettuata esclusivamente da un cardiologo.

Durante la lettura lo specialista valuta i seguenti aspetti.

  • Regolarità del ritmo: verifica se il cuore batte in modo regolare o irregolare.
  • Frequenza cardiaca: calcolata osservando l’intervallo tra i complessi QRS, può indicare tachicardia (frequenza elevata) o bradicardia (frequenza ridotta).
  • Asse elettrico del cuore: determina la direzione generale del flusso elettrico nel cuore. Eventuali anomalie nel flusso possono indicare specifiche condizioni patologiche.

Come si svolge e quanto dura l’elettrocardiogramma ECG?

Esistono tre tipologie differenti di elettrocardiogramma: l’ECG a riposo, l’ECG sotto stress e l’ECG con Holter. Ognuna di queste risponde a specifiche necessità diagnostiche e situazioni cliniche. In che cosa si differenziano e come vengono effettuati?

L’ECG a riposo

L’ECG a riposo è l’esame cardiaco più comune. Il paziente viene fatto sdraiare comodamente su un lettino e vengono applicati alcuni elettrodi adesivi sul petto.

Questi dispositivi catturano l’attività elettrica del cuore. La durata dell’esame è di pochi minuti, sufficienti a restituire un tracciato completo sullo stato di salute generale del cuore. L’ECG a riposo è utile per rilevare eventuali aritmie e per valutare l’efficacia dei trattamenti farmacologi nei soggetti cardiopatici.

L’ECG sotto sforzo

L’ECG sotto sforzo è un esame che consente di osservare il comportamento del cuore sotto stress. Il test si svolge su un tapis roulant oppure su una cyclette. Anche in questo caso al paziente vengono applicati degli elettrodi per monitorare l’attività elettrica del proprio cuore.

Il medico durante l’esecuzione dell’esame chiede al paziente di mantenere una determinata velocità per un dato periodo di tempo. Pian piano che l’intensità dell’esercizio aumenta, il cardiologo osserva come il cuore risponde allo sforzo.

L’esame dura all’incirca 10 minuti ed è particolarmente prezioso per individuare problemi cardiaci che emergono solo durante l’attività fisica, come l’angina o cardiopatie ischemiche.

L’ECG Holter

L’ECG Holter è un tipo di monitoraggio cardiaco che si estende ben oltre i pochi minuti dell’ECG standard.  Al paziente viene applicato un piccolo dispositivo, l’Holter appunto, il quale viene collegato ad una serie di elettrodi disposti lungo il torace.

Lo strumento registra il battito del cuore per un periodo prolungato compreso tra le 24-48 ore. Il paziente in questo lasso temporale può svolgere tranquillamente tutte le sue attività quotidiane.

L’Holter è di vitale importanza per catturare anomalie che potrebbero sfuggire durante un ECG a riposo, come aritmie occasionali o brevi episodi di ischemia.

Definire l’elettrocardiogramma un semplice esame sarebbe riduttivo. Come abbiamo avuto modo di osservare in questo articolo, è piuttosto un insieme di strumenti tanto versatili quanto potenti che compongono la “cassetta degli attrezzi” della medicina cardiologica.

Che si tratti di diagnosticare una nuova condizione, di monitorare un problema esistente o di valutare la risposta a un trattamento, l’elettrocardiogramma si costituisce come un irrinunciabile pilastro della diagnosi e della gestione delle malattie cardiache.